Wednesday, 28 August 2019

Lady Diana, la “candela nel vento” di Inghilterra

And it seems to me you lived your life / Like a candle in the wind / Never knowing who to cling to / When the rain set in / And I would have liked to have known you / But I was just a kid / Your candle burned out long before / Your legend ever did
“God save the queen”, “Long live our noble Queen”

Già i rinomati versi iniziali dell’inno inglese rivelano il forte spirito di appartenenza e di identità nazionale che legano da sempre gli inglesi alla famiglia reale britannica dei Windsor, la cui capostipite è la Regina Elisabetta II, nota alle cronache per l’infinita combinazione di tailleur e cappellini sfoggiati nelle nuances più sgargianti che esistano.

Nell’immaginario collettivo, non si può non associare l’immagine della Gran Bretagna a ciascuno dei membri della British Royal Family.

Sarebbe come non parlare di Italia e spaghetti, una vera e propria istituzione. Ma diciamo la verità, sarà per la tragica vicenda che ha interessato la sua morte prematura, sarà per la sua incarnazione di donna bella, potente e colta, figlia di una delle più antiche e importanti famiglie britanniche, quella degli Spencer, ma non possiamo non associare l’immagine della Gran Bretagna o dei i servizi da tè inglesi anche alla tanto amata principessa Lady Diana. La sua vita, tanto invidiata, fu tristemente spezzata in un fatale incidente stradale, il 31 agosto del 1997.

Sono passati 22 anni, ma il suo volto etereo è impossibile da dimenticare. Un volto candido, molte volte segnato dalla tristezza, specialmente per tutti i rumors che hanno caratterizzato la sua vita con Carlo e dopo Carlo. Una favola, quella della principessa del Galles, che non ha avuto un lieto fine. O forse l’ha avuto, se vogliamo leggere la sua rottura con Carlo come la svolta di libertà che le fece poi trovare il vero amore in Dodi Al-Fayed. E allora, quel lieto fine riconquistato le fu strappato davvero troppo presto.

Regina di Cuori

Riccioli biondi incorniciati in un caschetto appena accennato, Diana era sì, una nobile, ma una nobile di cuore. Una sovrana sensibile e attenta ai meno fortunati. Una principessa capace di farsi adorare e criticare contemporaneamente per essere uscita fuori dagli schemi e per non aver accettato i dettami della rigida etichetta che la nobilità prescrive.

Lady D. ha avuto la capacità di avvicinare il nome della famiglia reale britannica dei Windsor al popolo, per questo è da tutti considerata la principessa del popolo. La “regina di cuori” di tutto il mondo.

Le numerose immagini che la ritraggono in Africa durante operazioni umanitarie al fianco di bambini a cui porge la mano sono la prova della sua immensa generosità: come cancellare dalla memoria le istantanee di lei nei corridoi degli ospedali accanto ai bisognosi o ai senzatetto?

E se per tutti, per le sue vicende personali, era la principessa triste, sarebbe meglio “abdicare”, per usare termini aristocratici, e ricordarla come quella candela nel vento cantata da Elton John, che per la sua morte riadattò una canzone dedicata a Marilyn Monroe, la celebre “Candle in the wind”.

Al bando gossip e news da rotocalchi: Diana sarà ricordata per sempre come molte cose. Come la madre affettuosa di due principini dai ricciolini d’oro, come la figlia di un mondo per bene, come la moglie felice (?) di Carlo per un periodo, come la ragazza depressa e triste, come l’aristocratica che ha fatto della beneficienza una medaglia al valore, come la reale che voleva rendere reale un mondo che reputava troppo finto.

Infine, come la donna che ha cambiato per sempre il nostro sguardo sulla nobilità.

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